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DON VINCENZO DONATI 

(Questo è il suo profilo di vita tracciato da don Felice Molino, missionario salesiano in Kenya, e suo grande amico).

“Partito a 21 anni come missionario per il Giappone, vi è rimasto per 12 anni, dopo di che è stato mandato, sempre come missionario, in Corea dove ha lavorato soprattutto come insegnante per 20 anni.

Nel 1981, è partito per il Kenya dove ha lavorato prima nella missione di Siakago e poi, come direttore nella grande scuola tecnica superiore di Embu. Alla fine dei sei anni del suo mandato, si è preso una "vacanza" ed è andato nel campo profughi di Kakuma, nel nord de! Kenya. Lì ha visto migliaia di giovani in situazione di grande miseria e abbandono morale ed intellettuale e ha dato il via alla nostra grande presenza in quel campo-profughi che conta oggi 180.000 rifugiati e dove ogni anno il nostro centro professionale accoglie un migliaio di giovani. Poi per parecchi anni ha prestato la sua opera in Sudan.

È un grande, Don Vincenzo, di quelli che non vanno a finire sui giornali, perché non fanno rumore, ma conosce bene e parla correttamente 6 lingue. E’ tornato più volte in Corea dove i suoi ex-allievi lo adorano e lo aiutano tanto nel suo impegno per i poveri. Là, ancora oggi, il 30% dei canti usati normalmente in chiesa sono composti da lui. L’ultima volta che vi ha fatto ritorno per "mendicare" per i suoi poveri giovani, una moltitudine di gente accorsa per sentirlo, ha voluto che suonasse ancora il piano e lui... ci si è avvicinato cautamente e poi, con passione, ha lasciato che le mani danzassero sulla tastiera tra l'entusiasmo generale.

In Sudan si è prodigato per i ragazzi del Darfur, portandone 400 nella scuola tecnica di El Obeid. Poi, quando il problema e la violenza si sono spostati presso la tribù Nuba, ha portato i ragazzi di quella tribù allo stesso centro professionale. I poveri ed i miserabili, per i quali ha lavorato per diversi anni in Sudan, gli sono rimasti nel cuore. Per loro ha lanciato il progetto "100 Scuole per il Sud Sudan". Un sogno, si direbbe, ma lui di scuole, prima di lasciare il paese, ne ha già fatte 60.

 

Adesso che un ictus gli ha tolto parzialmente la parola, riesce ancora a farsi capire bene, soprattutto quando "parla" del Sudan. In una delle mie visite, mi ha mostrato un po' di foto, scattate alla gente ed ai bambini, cariche di una sofferenza infinita e, battendo i pugni sul tavolo e quasi piangendo, è riuscito a dirmi con voce accorata: "Capisci, Felice? Questo è il Sudan, questi sono i giovani poveri che dobbiamo servire".

Vive poverissimamente e quando deve trasferirsi da una casa all'altra non ha valige. Tutto quello che gli occorre sta in una borsa a mano, appesantita per lo più da due o tre libri. Così è arrivato dal Sudan e così vuole vivere. Entrando nella sua camera, gli ho detto: "Don Vincenzo, tu sei il Salesiano più ordinato che io abbia mai visto, ma bisogna dire che ti è tanto facile, perché non hai proprio nulla da mettere in ordine...".

È una bella storia, vero? Quando guardo a questi Salesiani, giganti della carità, ringrazio Don Bosco che ha ispirato uomini di questa statura morale e spirituale, con un così grande amore per i poveri.. ...”

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